Ultima modifica: 28 Ottobre 2015
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La scuola è intestata a …

la_scu1Umberto Bozzini avvocato, poeta e drammaturgo.

È nel 1909 (23 ottobre al teatro Valle di Roma, protagonista Italia Vitaliani) con la rappresentazione di “Fedra” che negli ambienti letterari e teatrali si comincia a parlare di Umberto Bozzini, il drammaturgo la cui fama doveva spegnersi nel giro di pochi anni e il suo nome dimenticarsi troppo presto nonostante il valore dei suoi scritti teatrali e poetici.

Nato a Lucera nel 1876 da Generoso, insigne chirurgo e naturalista, formatosi al Liceo Bonghi e laureatosi in legge, Bozzini coltiva con passione gli studi letterari, storici e mitologici, scrivendo liriche per alcuni giornali di provincia in cui già si rilevano le sue innate qualità letterarie. Carattere schivo, amante della solitudine, preferisce immergersi nella vita contemplativa, affinando una poesia malinconica, ma ricca di spiritualità e vicina ai temi eterni della vita dell’uomo: l’amore innanzitutto.

La tragedia “Fedra”, che riscuote grandissimo successo sin dalla prima rappresentazione è definita “perfetta” dal maestro Ferdinando Martini; in essa segni della sua arte si evidenziano meglio che nell’omonimo componimento di Gabriele d’Annunzio. Tra le altre opere: Manfredi, Il Cuore di Rosaura, Ritmo Antico, Georgica, tutte rappresentate dalle più celebri compagnie di teatro del tempo. Nel 1921 muore tanto prematuramente da non ottenere fama pari ai suoi meriti artistici.

 

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San Francesco Antonio Fasani, al secolo Donato Antonio Giovanni Nicolò Fasani, noto anche  come Padre Maestro, nacque a Lucera il 6 agosto 1681 da umili e modesti lavoratori, Giuseppe Fasani e Isabella Della Monica, in una piccola casa di Via Torretta.

Fu subito chiamato da tutti Giovanniello. Quando era ancora piccolo, il padre morì e sua madre Isabella passo a terze nozze con Francesco Farinacci. I coniugi gli diedero un fratello e una sorella ma, di comune accordo, vollero mantenere il bambino agli studi, permettendogli di frequentare il convento di San Francesco. Giovanniello si dimostrò subito molto studioso e diligente, non nascondendo la sua predilezione verso la vita conventuale.

Ancora adolescente, il 23 agosto 1695, entrò nel noviziato dei Frati Minori Conventuali di Monte Sant’Angelo, prese il nome di Francesco Antonio e il 23 agosto 1696 vi emise la professione solenne con i voti di povertà, castità, obbedienza. Lasciò Monte Sant’Angelo e, per una notte, tornò nella sua casa, a Lucera, prima di partire per Venafro.

Dopo gli studi a Venafro, passò ad Alvito, a Montella, ad Anversa per filosofia, ad Agnone per teologia ed infine a Napoli dove fu ordinato suddiacono. Consigliato dall’amico di studi Antonio Lucci, Francesco Antonio chiese al Padre Generale di essere mandato ad Assisi per laurearsi assieme al Lucci. La richiesta fu accettata e i due, dopo un lungo viaggio, arrivarono ad Assisi nel 1704: il 19 settembre 1705 fu ordinato sacerdote.

Passato a Roma nel 1707, divenne dottore e maestro in teologia, e per questo, in seguito, sarà chiamato Padre Maestro. Ritornato a predicare ad Assisi, nel luglio di quello stesso anno fu destinato alla comunità di Lucera per insegnare filosofia ai giovani del convento.

A Lucera fu subito accolto tra i Minori Conventuali e manifestò subito ardore serafico e zelo apostolico, con una vita di penitenza e povertà.

Dal 1709, per tre anni, si ritirò per un periodo di solitudine presso Alberona, dove fu Superiore nell’eremo di San Rocco. Qui, oltre ad essere occupato nel sacro ministero, provvedeva anche alla scuola dei ragazzi del popolo. Fu costretto a lasciare l’eremo nel 1712, quando fu nominato guardiano e maestro dei novizi  e successivamente Superiore del convento di Lucera.

Il suo apostolato a Lucera si divideva fra i poveri della città: fra le varie iniziative, promosse la simpatica usanza di raccogliere e distribuire pacchi-dono ai poveri in occasione del Santo Natale. Assisteva i carcerati e i condannati a morte che accompagnava personalmente fino al luogo del supplizio per confortarne gli estremi momenti.

 Nel 1721, con speciale Breve di Clemente XI, fra’ Francesco Antonio fu nominato Ministro Provinciale della provincia religiosa conventuale di Monte S. Angelo, che in quel tempo si estendeva dalla Capitanata al Molise.

A seguito del violento terremoto del 20 marzo 1731 nella provincia di Foggia, il tempio trecentesco di San Francesco subì numerosi danni. Padre Maestro non si scoraggiò e riuscì a raccogliere i soldi necessari per il restauro decoroso dell’intera chiesa.

Il 29 novembre 1742, primo giorno della novena dell’Immacolata, Padre Maestro morì a Lucera all’età di 61 anni. Per giorni il suo corpo rimase esposto nella chiesa dove venne sepolto.

Data la fama di santità, fu subito aperto il processo di beatificazione che si concluse solo il 15 aprile 1951, durante il pontificato di Pio XII.

Fu canonizzato il 13 aprile 1986 da papa Giovanni Paolo II




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